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MARATONA DI ATHENE - Correre ti salva la vita

C’è una frase che dice

“IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI”

Ecco, diciamo che questa è un pò il mood in cui ho affrontato i giorni a seguire dalla Maratona di Athene.

Difficile dimenticarla, difficile dimenticare l’ansia e la preoccupazione che mi ha accompagnato almeno fino al sedicesimo chilometro. La paura di non finirla, di non farcela, ho sempre corso su distanze molto più brevi e la distanza anche in preparazione, massimale, che avevo raggiunto non superava i 30 chilometri.

Una gara fatta, come si usa dire, “A SENTIMENTO”.

Preparazione realmente non costante, ho saltato tanti tecnici e tanti lunghi che erano sicuramente benzina per le mie gambe.

Avevo iniziato la preparazione in estate e sicuramente le temperature non hanno aiutato, nei mesi finali che si avvicinavano al giorno della gara non ho affrontato un periodo semplice, assolutamente, stress e preoccupazioni hanno fatto il loro ed ecco lì che tutto comincia un pò a sfuggire dalle mani.

Vi racconto.

Parto da Roma venerdì nel primo pomeriggio.

Arrivo ad Atene dove la mia compagna mi aspettava da 2h, lei aveva preso il volo da Bologna.

Ritiriamo la macchina in affitto e dritti in Hotel a posare i vari bagagli.

Cena in una taverna greca che a detta di Stefania non era molto del posto, piuttosto turistica, per me poco contava, avevo fame, tanta fame e non ho guardato in faccia nessuno. 🙂

Sabato mattina dritti all’Expo, una fila infinita, runner da tutto il mondo, grazie all’invito dell’Ethicsport, i quali ringrazio, riusciamo ad entrare saltando tutta la fila, pericolo scampato.

Giriamo all’interno dell’expo fino a che non incrociamo lo stand dello sponsor che ci aspettava per darci i pettorali omaggio per la gara.

Expo davvero molto condito di vari brand e varie gare molto interessanti, bravi.

Pomeriggio; visita turistica nei punti che caratterizzano Atene, molto belli.

Stefania si era intestardita alla ricerca di cucine e ristoranti tipici del posto per farmi assaggiare tutto ciò che in Italia facilmente trovi, non ricordo i nomi, però ho mangiato bene. 🙂

Sabato sera non affronto la notte con tanta tranquillità, prepariamo tutto quello che c’era da preparare per la gara e vado a dormire con un pò di agitazione, non sapevo davvero come poter affrontare la gara.

Stefania mi aiuta e mi suggerisce davvero punti utili, lei che sicuramente ha affrontato questa distanza più volte, oltrepassando anche il chilometraggio della stessa arrivando ad essere un Ultra Maratoneta.

Mi spiega dove potevo incontrare le varie difficoltà, analizziamo il percorso, contiamo i gel e i vari integratori per affrontare il tutto senza soffrire.

Mi suggerisce mentalmente come affrontarla e via dicendo…

Non smetterò di ringraziarla perchè effettivamente in gara spesso ho ricordato ciò che mi era stato detto la sera prima…

Dormiamo!

La mattina sveglia prestissimo, a 200 metri c’era il primo pullman che ci portava allo Start.

Un viaggio durato almeno 60 minuti, dove mentre passavi potevi notare i vari passaggi della gara e il percorso che poco dopo avremmo dovuto affrontare.

Io blocco 11 lei blocco 3.

Il regolamento riportava che “chi avrebbe cambiato blocco sarebbe stato squalificato”.

A me di entrare in classifica non è mai interessato, era un sfida verso me stesso ma soprattutto la mia esigenza era quello di correre e partire insieme alla mia compagna e di portare con me questo ricordo sempre come “LA PRIMA MARATONA”.

Ed infatti è così che faccio, in qualche modo entro in griglia, nel blocco numero 3.

Partiamo.

Perdo Stefania subito, credo dopo i primi 800 metri.

Il caos totale di persone che cercavano di trovare un passo consono da portare fino alla fine.

Noto Stefania in mezzo, le consiglio di spostarsi di lato, di mettersi dietro di me così da poter avere lo stesso passo e correrla insieme, niente da fare, aveva esigenza di gestire la maratona con le proprie forze e con il proprio passo e soprattutto con la propria mente.

Accetto e vado avanti.

Ecco proprio in quel preciso momento iniziano le prime difficoltà.

Inizialmente non l’ho affrontata per niente bene, mi trovavo da solo ad affrontare un qualcosa che oltre a non aver preparato, ma che fisicamente e mentalmente la trovavo più grande di me.

Per i primi chilometri mi giravo spesso e controllavo dove fosse Stefania, inizialmente la intravedevo, dopo di che non l’ho più vista, ho girato la testa e mi son detto “Ora pensa ad arrivare al traguardo”.

I primi 16 chilometri non so se per un pò di agitazione, pensieri, paure, ansie, non li ho affrontati per niente bene. Le gambe erano già stanche e i pensieri recitavano questo :

“Se già stai così al 16 chilometro come pensi di arrivare alla fine”.

I primi due gel che avevo ingerito non facevano effetto e sentivo il corpo sempre più stanco, passano i chilometri e passava il tempo. Mi levo dal centro della strada, mi sposto di lato e a testa bassa inizio pian piano a staccarmi da tutto ciò che mi circondava, dovevo solo concentrarmi a correre.

E così al passaggio della mezza maratona, tutto cambia.

Il corpo riacquista forza, io mi sento più sicuro di ciò che stavo facendo e la testa anche se non era completamente vuota era concentrata sull’obiettivo principale “Quello di arrivare al traguardo”.

Al 30 chilometro inizio a stare ancora meglio dei chilometri precedenti, tanto da riuscire ad andare in progressione e anche bene, passo da un 5:00 a km a un 4:50 e poi 4:45 e ancora 4:30.

C’ero.

Dal 30esimo al 40esimo chilometro vado bene, molto bene, gli ultimi chilometri dopo il 40esimo inizio ad avvertire qualche dolorino ma comunque c’ero.

Entro nello stadio e vedo il traguardo alla fine e il tabellone che indicava 3h 34min 00sec.

Incredulo del tutto, rimango li fermo all’arrivo, appoggiato ad una transenna aspettando che Stefania arrivasse anche lei.

Arriva Stefania, indossiamo la medaglia e FINALMENTE dopo anni posso intitolarmi come

“UN MARATONETA”.

Solitamente parlo di consigli, di tempi, di passo a chilometro e quant’altro, questa volta ho deciso di raccontarvi tutto tranne quello, di parlarvi di emozioni, sensazioni, paure e tanto altro.

Sicuramente non troverete consigli, suggerimenti o programmi di allenamento, ma questa volta avevo bisogno di questo, di raccontarmi.

Colgo ancora l’occasione per ringraziare Ethicsport per averci dato a me e alla mia compagnia la possibilità di gareggiare. Ringrazio ancora la mia compagnia di avermi aiutato con i vari suggerimenti ad affrontare la gara.

E ringrazio Pietro, me stesso, per aver tenuto fine alla fine, nonostante tutto! E se vi dico nonostante tutto è NONOSTANTE TUTTO.

A presto

Pietro Renzi

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